Labambina

Mariella Mehr
Labambina
gli economici

Se c’è un fondo autobiografico in questo romanzo, esso non sta nella vicenda narrata ma nelle modalità di interazione tra i personaggi e in particolare nella relazione primaria della bambina con il mondo: «Non ha nome, Labambina». Senza nome e senza parola, all’inizio una voragine priva di contorni perché priva di storia, Labambina adottata in un villaggio anch’esso senza nome, è il centro durissimo, il nucleo di pietra di questo romanzo. Una situazione di sopruso reiterato in cui la violenza, quella fisica e quella psicologica, è l’unico elemento dinamico in grado di provocare episodici contatti tra la vittima e i suoi carnefici. Sembra quasi che Labambina, con la sua presenza aspra e non archiviabile sia in grado di far riemergere, in alcune di quelle individualità spente, una traccia di tenerezza, di far riacquistare loro il movimento perduto. Ma la sopraffazione prevale, la coralità bigotta del villaggio riassorbe ogni tentativo di sottrarsi al gruppo e restituisce alla scena quella circolarità vuota che respinge tutto ciò che non si adegua.

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Mariella Mehr è nata a Zurigo nel 1947. Di etnia Jenisch, ha subito persecuzioni in nome del programma eugenetico promosso dal governo svizzero nei confronti dei figli appartenenti a famiglie nomadi. Da bambina piccolissima fu sottratta alla madre e assegnata in periodi diversi a varie famiglie e a tre istituzioni educative. Lo stesso accadde quando fu lei a diciotto anni ad avere un figlio, che le fu tolto. La rabbia contro le istituzioni sviluppò in lei uno spirito ribelle che la condusse a subire quattro ricoveri in ospedali psichiatrici e quasi due anni di carcere femminile. Dal 1975, come giornalista, ha scritto molti articoli
di denuncia. Ha pubblicato diversi romanzi e quattro libri di poesia. In traduzione italiana: il libro autobiografico Silviasilviosilvana (Guaraldi 1995), i romanzi Il marchio (Tufani 2001), Labambina (Effigie 2006) e Accusata (Effigie 2008), le raccolte poetiche Notizie dall’esilio (Effigie 2006), San Colombano e attesa (Effigie 2010); l’antologia Ognuno incatenato alla sua ora (Einaudi 2014).

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