Posts Tagged ‘fotografie’

Giovanni Giovannetti

15 ottobre 2013

 

· Un archivio italiano
· Bananopoli Una dimentica memoria civica
· Comprati e venduti
· Frocio e basta Pasolini, Cefis e i capitoli mancanti di Petrolio (con Carla Benedetti)
· Fuochi sulla città
· Indagine su Leonardo Pavia, Vigevano, il Ticino e l’Università
· Malastoria L’Italia ai tempi di Cefis e Pasolini
·
I mestieri di Po (con Osvaldo Galli)
· Plagi
· Ritorno a Danzica (con Agnieszka Sowa)
· Sprofondo nord
· Il tamburo di lotta Polonia, la parabola di Solidarność
· Ampio saggio conclusivo in L’uragano Cefis di Fabrizio De Masi
· Voci dall’agorà (con Maurizio De Rosa)
· Zingari di merda (con Antonio Moresco)

 

 

Giovanni Giovannetti (Lucca, 1955). Editore, fotografo e giornalista, tra i suoi libri: Belfast. Appunti sulla realtànord-irlandese (1981), Diario polacco. Immagini di un anno di sindacato libero (con P. Brera, P. Flores d’Arcais, L. Foa e A. Sofri, 1982), Genti (1983), Scrittori per un secolo (con G. Fofi, 1993), Atlante del Novecento italiano (con E. Sanguineti, 2001), Ritorno a Danzica (con A. Sowa, 2004), Zingari di merda (con A. Moresco, 2008), Sprofondo nord (2011), Frocio e basta (con C. Benedetti, 2012 e 2016), Comprati e venduti (2013), Indagine su Leonardo (2015), Bananopoli (2019), Malastoria (2020). Presso Effigie ha curato la riproposta di Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente di Giorgio Strimetz (2010), Plagi (2012), Come è bella l’avventura (2018, biografia per immagini di Mino Milani) e la nuova edizione di un classico della “lingera” come Il ciarlatano di Arturo Frizzi (2022).

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Tribù d’Italia

14 ottobre 2013

Se guardiamo le cose in superficie, tutto sembra perduto nell’Italia di questi anni. Ma se proviamo a guardare cosa c’è sotto la superficie, ci capita continuamente di incontrare delle persone inaspettate che cercano di rendere possibile la vita e di creare tessuto connettivo in una situazione così devastata, che non si piegano, che non si arrendono, che riescono non si sa per quale miracolo a mantenere la propria umanità e libertà, che cercano di andare da un’altra parte. Bisogna ricominciare da qui, dalle persone che si riconoscono e che si mettono a sedere attorno allo stesso fuoco.

Aa. Vv.
Tribù d’Italia
Il primo amore giornale di sconfinamento n.7

in questo numero
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Antonio Moresco Tribù d’Italia
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Castiglioncello, 17 ottobre 2009 Racconto
Massimo Paganelli – Antonio Moresco – Werner Waas – Sergio Bonriposi – Mariangela Gualtieri – Maria Pace Ottieri – Anotnio Cafier – Serena Gauidino – Thomas Emmeneger – Lara Franzoni – Bruna Gambarelli – Franco Arminio – Elda Martino – Marco Baliani – Clara Orsolini – Carla Benedetti – Carla Peirolero- Riccardo Tordoni – Claudio Puccinelli – Massimo Tesei – Enrico Santus – Lea Melandri – Daniela Bertelli – Daniela Cuomo – Elena Guerrini – Giorgio Zorcù – Fabio Biondi – Graziano Graziani – Gabriele Falagiani – Gigi Gherzi – Paolo La Valle – Maria Morganti – Cristina Palumbo – Pietro Florida
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Castiglioncello, 18 ottobre 2009 Contagio
Tiziano ScarpaAntonio Moresco – Marco Baliani – Roberta Salardi – Lea Melandro – Andrea Tarabbia – Carla Benedetti – Mariangela Gualtieri – Franco Arminio – Elena Guerrini – Carla Peiroleiro – Werner Waas – Paolo La Valle – Bruna Gambarelli – Lucilla Serri – Sergio Bonriposi – Clara Orsolini – Serene Gaudino – Federico Teani – Riccardo Tordoni – Enrico Santus – Victorine Potuliwosa – Simone Nebbia – Daniela Cuomo – Thomas Emmeneger – Graziano Graziani – Daniela Bertelli
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Laura Larmo Davanti alla fabbrica
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La fascia di Kuiper
Giovanni Giovannetti, Razzismo, xenofobia, romofobia
Claudio Bellinzona, Roma
Luigi Metropoli, Non è un Paese per poveri
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Denis
Giovanni GiovannettiAntonio Moresco Una dolce carezza, piccolo angelo mio

Alcune tra le più belle immagini riprese in questo numero sono scatti dell’esploratore, etnologo ed etnografo americano Edward Sheriff Curtis (1868-1952), autore di numerose fondamentali campagne fotografiche tra i nativi nordamericani e di una monumentale opera in venti volumi, The North American Indian (oltre 1.500 fotografie accompagnate da 4.000 pagine di testo; consultabile in rete) pubblicata tra il 1907 e il 1930. Si tratta di una documentazione ampia e di straordinario interesse su tradizioni e cultura materiale dei nativi in anni di forzata decadenza, come i bisonti ormai ridotti a poco più di 40mila (un secolo prima erano oltre un milione), resistenti in anguste riserve.

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1. La rigenerazione
2. Il dolore animale
3. Il vitello d’oro
4. La fabbrica della cattiveria
5. Che fare?
6. Il miracolo, il mistero e l’autorità
7. Tribù d’Italia
8. Le opere di genio
9. L’adorazione

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Ritorno a Danzica

14 ottobre 2013

A 25 anni dagli scioperi del Baltico e dopo la transizione democratica, come sono cambiati i polacchi?

Giovannetti Ritorno a Danzica

Agnieszka Sowa . Giovanni Giovannetti
Ritorno a Danzica
Vent’anni dopo

Un racconto dei retroscena degli scioperi nel Baltico che nell’agosto del 1980 cambiarono il volto dell’Est europeo. Una pacifica rivoluzione operaia in un paese socialista che, iniziata in sordina e sottovalutata da tutti, segnò l’inizio del crollo dell’impero sovietico. Questo libro rivisita quei luoghi a distanza di vent’anni, ricostruendo le storie dei protagonisti e gli esiti attuali. Danzica è oggi una città senza fabbriche né navi e la spinta benefica di Solidarnosc si è dissolta col tempo. Cosa sono oggi i polacchi? E come si raccontano gli operai protagonisti di qualla stagione di lotta?

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Operai e contadini

14 ottobre 2013

Il movimento operaio e contadino
dalle prime Società di mutuo soccorso di metà Ottocento
alla drastica riduzione dei posti di lavoro di fine Novecento

Operai e contadini Un secolo di storia e oltre

Clemente Ferrario
Operai e contadini
Un secolo di storia e oltre

Le lotte e le sofferenze del passato possono aiutarci a capire l’oggi

La civiltà del lavoro ha segnato la storia economica e sociale del territorio pavese, ha improntato di sé il suo paesaggio agricolo e configurato le mappe e la gepgrafia delle sue città e dei suoi borghi, ma ha accompagnato anche le tappe del progresso civile e della partecipazione democratica.
Questo affresco storico del movimento operaio e contadino nel capoluogo e nella provincia pavese copre un arco di tempo che va dal 1853, quando le prime Società di mutuo soccorso piemontesi si riunirono a congresso ad Asti, fino agli ultimi anni del secolo scorso. Clemente Ferrario ha ricostruito il movimento chiarendone puntualmente differenze e contraddizioni, articolate sulle tre zone del territorio – il Pavese, l’Oltrepo e la Lomellina (anche se il Vigevanese sta un po’ a sé) – , ma soprattutto badando a coglierne gli snodi fondamentali, le conquiste e le sconfitte. Tra leghe contadine e Camere del lavoro, è una lunga vicenda di scontri, anche interni al movimento, fino al buio periodo fascista, alla lotta partigiana e alle speranze della Liberazione. Poi, con il boom, arriva la crisi della manodopera contadina negli anni Sessanta e la drastica riduzione della classe operaia, soprattutto a Pavia, nei decenni successivi. Anche nella storia locale e nel ricostruire microstorie – ricorda Ferrario, citando Croce – occorre «fissarci su quel particolare solamente che risponde a un problema e costituisce la storia viva e attiva, la storia contemporanea». Le tante forme del lavoro di oggi, gli antichi e nuovi utensili, dal martello al computer, dalle provette alle gru, parlano di noi. Le lotte e le sofferenze del passato, insomma, devono aiutarci a capire l’oggi, il disorientamento sociale “dopo la fabbrica”. Il sindacato si riconverte in organizzazione sociale ma si accompagna a una pesante disoccupazione; la mondializzazione, con la sua spietata logica, diffonde il precariato e un terziario che deve continuamente riconvertirsi; le giovani generazioni sono ormai in gran parte tenute ai margini del mondo del lavoro. Questo soprattutto testimoniano le interviste che concludono il volume, con alcune vicende esemplari.

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I mestieri di Po

13 ottobre 2013

effigie Giovannetti mestieri

Aa. Vv.
I mestieri di Po
Navaroli, renaioli, contadini, lavandaie
a cura di Osvaldo Galli e Giovanni Giovannetti
Visioni

Cent’anni di storia e di fatica lungo le rive lombarde di Po e affluenti: i vecchi lavori della terra e del fiume e la loro evoluzione attuale. Sono scomparsi i mestieri marginali della tradizione, quelli dei navaroli, delle lavandaie, dei renaioli e ghiaiaroli; in cascina, gli addetti al bestiame, ai cavalli, alle rogge. Nuovi protagonisti si impongono in agricoltura e l’ambiente fluviale dà sempre meno reddito alle genti rivierasche. Rimane la straordinaria imponenza del paesaggio e una cornice naturale di rara bellezza.





Fotografie di Aldo Beretta, Luisito Bianchi, Giuliano Carraro, Guglielmo Chiolini, Ernesto Fazioli, Luigi Ghisleri, Giovanni Giovannetti, Giuseppe Morandi, Federico Patellani, Francesco Pinzi, Enzo Quiresi, Paul Scheuermeier, Sandro Talamazzini

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La memoria in piazza

13 ottobre 2013

i monumenti sono il libro del popolo che non sa leggere, o quando pure l’istruzione sia diffusa, sono il libro del popolo che purtroppo non ha tempo di leggere

Aa. Vv.
La memoria in piazza
Monumenti risorgimentali nelle città lombarde tra identità locale e nazionale
a cura di Marina Tesoro
Saggi e documenti

Introdotti da una illuminante messa a punto metodologica di Catherine Brice, i saggi degli autori chiamati a collaborare a questo volume – riccamente illustrato da numerose fotografie e documenti spesso inediti – affrontano, da diversi punti di vista, il tema della memoria del Risorgimento come fondamento legittimante della nazione che si era fatta Stato. Si analizzano qui gli aspetti artistici, simbolici e allegorici; si esaminano i riti commemorativi, più o meno partecipati, spesso unitari ma talvolta anche divisivi e si seguono i loro mutamenti nel corso del tempo; si evidenziano le dinamiche tra istituzioni, amministratori, singoli personaggi, circoli politici, uomini di Chiesa, opinione pubblica, innestate da questioni quali la scelta del soggetto da immortalare, le modalità di finanziamento dell’opera, il luogo dove collocare la statua o magari dove trasferirla, nel quadro di nuovi assetti urbanistici. I casi di studio, qui riuniti sotto il comun denominatore regionale, testimoniano gli sforzi effettivamente compiuti dalle élite nazionali e locali per radicare nelle coscienze degli italiani le basi di una possibile religione civile, ma per altro verso confermano le difficoltà di mettere in atto le procedure di nazionalizzazione, rivelando la persistenza di sentimenti non omologabili e persino antagonisti rispetto alle istituzioni. A ragione si parla infatti di «Risorgimento conteso» e di linee di frattura non mai composte nell’identità italiana. Tuttavia, nel complesso, le statue di questo metaforico museo risorgimentale lombardo all’aperto stanno a documentare l’esistenza di un nesso forte e persistente tra la «piccola Patria» e la «grande Patria» nel processo di costruzione del sentimento nazionale e della cittadinanza.

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Il dolore animale

13 ottobre 2013

Dove è andato a finire il dolore che abbiamo inflitto agli animali – e a noi stessi – nel corso del tempo? Esiste un luogo, uno spazio, una dimensione dove è presente tutta questa materia in dolore?
E ancora: se il dolore è un meccanismo di informazione e difesa, come mai le specie viventi si sono inventate proprio questo meccanismo e non altri?

Aa. Vv.
Il dolore animale
Il primo amore giornale di sconfinamento n.2

in questo numero
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Antonio Moresco Il dolore animale
Giuseppe Bogliani Gli animali e i cambiamenti climatici
Giovanni Giovannetti Inferno Snia
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Orbite
Anna Ruchat Di quanta casa ha bisogno un uomo?
Andrea Raos Le api migratori
Tiziano Scarpa Quando mio nonno si fidanzò con una gallina
Sergio Nelli A Copito
Sergio Baratto Milano Porta Genova, 14 settembre 1999
Helena Janeczek Angst
Dario Voltolini Sotto i portici
Vincenzo Pardini Buio e sofferenza
Giorgio Falco Le parole come gli altri
Cristina Gucciarelli Tozzi, il trauma, i rospi
Carla Benedetti Lombrichi, batteri e uomini
Gabriella Fuschini Fuori dal campo visivo
Federico Nobili Una pietra non ha polmoni
Paolo Di Stefano Marcinelle
Alessandro Ceni Nella Valle dello Scesta
Ivano Ferrari Le bestie imperfette
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A voce
Laura Santoni Conversazione con Ivano Ferrari
Antonio Moresco Note su Céline
Louis Pauwels, André Brissaud Intervista a Louis-Ferdinand Céline
Louis-Albert Zbinden Intervista a Louis-Ferdinand Céline
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La fascia di Kuiper
Sergio Nelli, Animali
Antonio Moresco, Dio non ama i bambini
Silvio Bernelli, L’altrove
Elio Grasso, Minotauri
Roberta Salardi
– Da Oblòmov alla generazione X
– Novecento dimenticato

– Arte e dolore

[acquistabile direttamente in casa editrice]

1. La rigenerazione
2. Il dolore animale
3. Il vitello d’oro
4. La fabbrica della cattiveria
5. Che fare?
6. Il miracolo, il mistero e l’autorità
7. Tribù d’Italia
8. Le opere di genio
9. L’adorazione

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La casa della Cognizione

13 ottobre 2013

Gli appunti fotografici che Carlo Emilio Gadda compulsò per La cognizione del dolore. Un inedito rapporto tra fotografia e letteratura.

gadda

Maria Antonietta Terzoli
La casa della Cognizione
Immagini della memoria gaddiana
le Stellefilanti luoghi letterari

Tradizionalmente, i vertici dell’arte di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) sono considerati La cognizione del dolore e Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Ma il secondo, un giallo filosofico, gode delle luci e delle ombre, insomma della disperata vitalità dell’Urbe, ultima città d’adozione dell’autore; la Cognizione vede invece l’antieroe, un trasparente Gonzalo Pirobutirro d’Eltino, aggirarsi smarrito nella dimora familiare – replica della casa di villeggiatura dei Gadda a Longone al Segrino – sullo sfondo di un Maradagàl evocato dai soggiorni argentini di Gadda ma debitore di più di un carattere alla Brianza. È merito di Maria Antonietta Terzoli aver sottratto all’oblio le «immagini della memoria» che vi sottostavano e aver fatto reagire le pagine della Cognizione sul materiale documentario che l’autore compulsò per esse.

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Un archivio italiano

13 ottobre 2013

effigie archivio Giovannetti

Aa. Vv.
Un archivio italiano
Scrittori di lingua italiana nelle fotografie di Giovanni Giovannetti
Introduzione di Maria Antonietta Terzoli
Visioni

Con criterio simpatetico prima ancora che estetico, le fotografie di scrittori, artisti, poeti, letterati, attori o scienziati qui pubblicate raccontano un possibile itinerario all’interno dell’Archivio di Giovanni Giovannetti. Sequenza di interferenze accidentali che illuminano scorci di tempo e di vita, galleria di ritratti che si parlano sulla pagina, questo libro è anche testimonianza di un percorso professionale impostato e cresciuto sul crinale tra arte e commercio, tra creatività e funzione documentaria.

Nel video scorrono i ritratti di Edoardo Sanguineti, Giovanni Testori,
Silvia Ballestra e Joyce Lussu, Norberto Bobbio, Alberto Moravia,
Mario Rigoni Stern, Álvaro Mutis e Fabrizio De André, Giuseppe Conte,
David Maria Turoldo, Rita Levi Montalcini, Maurizio Braucci,
Piero Bigongiari con Mario Luzi e Alessandro Parronchi, Maria Attanasio,
Andrea Zanzotto, Vittorio Gassman, Vittorio Tondelli, Mino Milani,
Roberto Benigni e Vincenzo Cerami, Allen Ginsberg e Fernanda Pivano,
Aldo Busi, Mauro Covacich, Vincenzo Consolo, Guido Ceronetti, Dario Fo,
Luigi Meneghello, Tonino Guerra, Roberto Saviano, Enzo Siciliano,
Giovanna Bandini, Antonio Moresco, Angela Staude e Tiziano Terzani,
Umberto Bellintani, Franco Scataglini, Laura Pariani, Gian Carlo Oli,
Maria Antonietta Terzoli, Carlo Fruttero e Franco Lucentini, Enzo Biagi,
Francesco Biamonti, Nuto Revelli, Indro Montanelli.
Nella foto di gruppo: Franco Buffoni, Maurizio Cucchi, Luciano Erba,
Giovanni Giudici, Giovanni Raboni, Giorgio Orelli,
Fabio Pusterla, Vivian Lamarque]

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Ai margini del vuoto

13 ottobre 2013

In cosa consiste dunque il valore di un uomo
in questo mondo in cui tutto è provvisorio?

Aa. Vv.
Ai margini del vuoto
Ludwig Hohl e l’evocazione delle cose
A cura di Peter Erismann e Anna Ruchat
Visioni

Un omaggio necessario. Insieme a Frisch, Dürrenmatt e Walser, Ludwig Hohl è tra i più grandi scrittori svizzeri del Novecento. Nasce a Netstal (Canton Glarona) nel 1904, figlio di un pastore protestante e nipote di un industriale della carta; lascia molto presto la famiglia per trasferirsi senza un soldo in Francia – dove vive per diversi anni – e più tardi in Olanda, per tornare a Ginevra e trascorrervi in miseria gran parte dell’esistenza. Hohl è al tempo stesso un marginale, un Kaspar Hauser e un primitivo del lavoro culturale, ma anche un imprescindibile punto di riferimento per la letteratura e la cultura svizzera. Autodidatta, stimatissimo da Frisch e Dürrenmatt, apprezzato da artisti in tutti i campi, tanto da meritare un film – ha trascorso gran parte della sua vita a riordinare le migliaia di appunti scritti nei momenti di massima foga produttiva. In Olanda prima (1933-36) e a Ginevra poi, ha vissuto in una cantina, appendendo il proprio lavoro ai fili per stendere la biancheria.
Hohl ha eletto il frammento a sistema, l’asperità a regola di uno scrivere che è terremotato nella sintassi, che si sottrae ad ogni ordine.
Ne rendono testimonianza l’antologia di testi che pubblichiamo e il percorso iconografico, con le fotografie e i disegni degli artisti che lo hanno incontrato. Infine le testimonianze degli scrittori che lo hanno conosciuto o letto e l’estratto della bella intervista – a tutt’oggi inedita anche in lingua tedesca – realizzata da Alexander J. Seiler, in preparazione al film che gli ha dedicato. Una messinscena tragica di un’esistenza, a tratti addirittura prigioniera di quel pensiero conteso tra l’etica protestante della mente e il surrealismo dell’anima.
Ai margini di un centro statico e inanimato, l’opera di Hohl è una glossa alla morte, un tradurre costante «da un qualcosa che si spegne in qualcosa che va avanti». È la rilevazione puntuale dei movimenti che avvengono alla periferia e che determinano le rivoluzioni del centro.
Sono i margini che irrompono: «Largo giace il nostro mezzogiorno intorno a noi, la città a mezzogiorno si espande pesantemente; sul margine più lontano del cielo, dettaglio quasi impronunciabile, se ne sta una nuvoletta che si può dire irreale; solo i “sognatori” riescono a scorgerla, ma è di lì che irrompe ciò che viene dopo quest’ora larga, è di lì che irrompe il temporale che sta per abbattersi sulla città. Arriva, si avvicina, annichilisce il centro».

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